mercoledì 31 agosto 2011

Europei 2011 - Pessima partenza dell'Italia, la Serbia ci domina.

Andrea Bargnani in azione
Non era certo l'avversario più semplice da affrontare all'esordio la fortissima Serbia, senz'altro tra le favorite del torneo, però la sconfitta subita 68-80 è molto pesante perché evidenzia limiti caratteriali e strutturali dell'Italia. Primo fra tutti: ci manca l'asse fondamentale per qualsiasi squadra che voglia competere veramente, che poi è quello playmaker-pivot. Il talento c'è nel gruppo, ma senza una regia ordinata e sicura, senza uno che catturi rimbalzi importanti, senza la possibilità di giocare un pick and roll veramente efficace, sarà dura. Peccato perché l'esordio nella gara è stato più che buono, un primo quarto vinto 18-10, poi però la squadra si è sciolta col ritorno dei serbi - benissimo Macvan, Teodosic e Tepic - e ha subito dei parziali che hanno spaccato la gara. A un certo punto eravamo anche sul -18 e ci stava purtroppo tutto. Poca amalgama tra i giocatori, difesa troppo alterna, in attacco il pallone deve circolare assolutamente. Alla fine Bargnani ne ha messi 22 con 9 rimbalzi, il suo l'ha fatto. Gallinari 15 e alcune giocate di sostanza, molto male Belinelli e Datome. Il resto del gruppo ha provato a resistere con poca lucidità e una timidezza caratteriale preoccupante. Peccato, perché in alcuni momenti era sembrato saremmo riusciti ad intimidire la Serbia.

Altri incontri:
Spagna-Polonia 83-78 con 29 di Paul Gasol e 23 di Navarro.
Montenegro-Macedonia 70-65 con 20 di Dasic
Georgia-Belgio 81-59 con 16 di Pachulia
Turchia-Portogallo 79-56 con 14 di Turkoglu
Francia-Lettonia 89-78 con 31di Parker
Grecia-Bielorussia 76-67 con 13 di Zisis
Slovenia-Bulgaria 67-59 con 18 di Erazem Lobrek
Lituania - Gran Bretagna 80-69 con 13 di Jasikievicius
Croazia-Finlandia 84-79 con 27 di Bogdanovic
Germania-Israele 91-64 con 25 di Nowitzki  e 18 e 10r di Kaman
Russia-Ucraina 73-64  con 20 e 11r di Kirilenko



domenica 28 agosto 2011

Quando eravamo re - Conrad McRae

McRae con la maglia del PSicuramente
Sicuramente non sarà al pari livello dei grandi campioni che sono entrati in quasta rubrica del mio blog, però ci tenevo comunque a ricordare uno degli americani più atletici e spettacolari arrivati in Italia. 
In quella stagione 1996/97 con la TeamSystem Bologna Conrad McRae ci ha fatto vedere una quantità e qualità di giocate sopra il ferro che pochi altri hanno saputo fare, e che mi esaltavano ogni volta nonostante io fossi simpatizzante V Nere.
Girovago in Europa (Grecia, Turchia, Francia e Italia, dove nel '99 era tornato per vestire la maglia di Trieste), McRae aveva provato a rientrare nel giro NBA attraverso la vetrina della Summer League. Purtroppo l'estate 2000 passata nel camp degli Orlando Magic gli è stata fatale, e a soli 29 anni il suo cuore ha ceduto. 
Questo il mio ricordo di un giocatore di basket tanto sfortunato quanto spettacolare:



domenica 14 agosto 2011

Quando eravamo re - Tony Kukoc

Tony Kukoc
Il giocatore europeo più vincente della storia della pallacanestro?
Magari è un po' azzardata, ma di certo non un'affermazione assurda.
Ma a prescindere dai quintali di argenteria preziosa e anelli conquistati, vi ricordate di un'altra ala piccola di 2,11 con quella padronanza di palleggio, quella velocità e quella proprietà di tiro? Io no.
Classe 1968, Tony Kukoc (altrimenti detto La Pantera Rosa o The Croatian Sensation, scegliete voi) cresce in quella Jugoplastika Spalato che tra fine anni '80 e inizio '90 centra una clamorosa tripletta di Eurolega vinte. Insieme a Radja, Peranovic, Paspalj e Savic forma una squadra inarrestabile. Nel 1992 a Treviso in una Benetton in cui fa coppia clamorosa con Vinny Del Negro. Uno scudetto e una Coppa Italia.
Nel 1993 arriva il salto Oltreoceano e la maglia numero 7 dei Chicago Bulls, quella del dopo-Jordan della prima tripletta. Tanta fatica, dissapori con Scottie Pippen, però due anni di gavetta che servono per affinare la tecnica (se ce ne fosse stato ulteriormente bisogno), conoscere i campi NBA e farsi per bene muscoli e ossa. Nel 1996 torna Michael, ed ecco che Kukoc diventa un'arma tattica praticamente immarcabile. Nel secondo Three-Peat è lui il giocatore più enigmatico e difficile da comprendere per le dfiese aversarie, a prescindere dai punti in campo. Premio come miglior 6° uomo nel 1996, titolare inamovibile negli anni degli ultimi 2 anelli.
Allora, abbiamo risposto alla domanda iniziale? Se ancora non siete convinti c'è anche il palmares con la nazionale, prima quella della Jugoslavia e dopo quella della Croazia: 2 argenti e 2 bronzi alle olimpiadi, un oro mondiale, due ori e un bronzo europei.
Tony Kukoc è forse il giocatore che ha rivoluzionato il modo in cui l'NBA ha guardato al talento cestistico europeo. Basta gustarsi il video qui sotto per capirlo:



martedì 2 agosto 2011

Quando eravamo re - Zoran Savic

Zoran Savic
Si, torniamo ancora una volta a quella fantasmagorica Kinder Bologna di Ettore Messina, di cui abbiamo già incensato Manu Ginobili, Sacha Danilovic, Antoine Rigaudeau, Matjaz Smodis, Picchio Abbio e probabilmente altri in futuro. Oggi tocca a uno dei membri meno spettacolari ma più concreti e redditizi di quel grandioso roster.
Zoran Savic era un giocatore tutt'altro che spettacolare, ma su di lui potevi contare sempre (ma davvero sempre!) su punti, rimbalzi, presenza fisica sotto canestro, bombe da tre piazzate nei momenti veramente topici di una gara, non importa quanto importante fosse. Lui c'era, e quasi sempre la metteva.
Arrivato a Bologna a trent'anni. Savic con la grande Virtus ha vinto scudetto e una Eurolega gloriosa. E' stato a dir poco decisivo nella finale di Barcellona, nel 58-44 contro l'Aek Atene.
Maestro di tagliafuori e rimbalzo, straordinario nella capacità di rimorchio incontripiede, ha anche scritto la storia della nazionale jugoslava, prima e dopo la scissione: un Mondiale, tre Europei, un argento olimpico ad Atlanta 1996.
Io vedendo la Kinder vincere ovunque e con la massima autorità spesso mi domandavo chi fosse il leader carismatico del gruppo. Il sospetto è che il barometro emotivo della squadra lo tenesse in mano questo giocatore silenzioso ma letale, che alla fine era protagonista in ogni momento cruciale di una partita. Questo il nostro omaggio a uno dei centri europei più forti e completi degli anni '90.