sabato 26 marzo 2011

I (don't?) wanna be like Mike!


Dopo aver assistito su Sky all'ennesima, sconcertante sconfitta dei New York Knicks al Garden contro i Milwaukee Bucks, è arrivato il momento di spendere qualche parola sull'operato di coach Mike D'Antoni, un allenatore che troppo spesso in carriera è stato messo in difficoltà dalle società per cui ha allenato, ma che a mio avviso ha anche mostrato notevoli limiti nel sapere gestire queste difficoltà.
Dopo la trade che ha portato Carmelo Anthony a New York e ha stravolto il sistema di gioco dei Knicks ci si poteva aspettare un momento di difficoltà, in cui sarebbe dovuto essere l'allenatore a motivare al massimo i suoi giocatori. E invece dal linguaggio del corpo e dallo sguardo di D'Antoni - oltre che ovviamente dai risultati ottenuti - sembra proprio lui ad essere il meno motivato, probabilmente ancora scottato da un cambio radicale che (ne siamo quasi sicuri) lui non ha caldeggiato, con i "suoi" Knicks che eseguivano abbastanza bene la sua idea di gioco.
E qui passiamo anche a muovere appunti anche al sistema di D'Antoni, che comunque continua a prevedere un'omissione totale o quasi di quella parte del gioco chiamata difesa. Hai voglia a dire - per altro con assoluta ragione, per carità - che Stoudemire, Anthony e Billups non difendono: sono le squadre di D'Antoni in generale che non hanno mai difeso.
Ma perché, i Knicks della prima parte di stagione erano arcigni? Direi di no...E ce li ricordiamo gli spettacolari ma alla fine inconcludenti Phoenix Suns di Nash e Stoudemire? Appena incontravano un team che sapeva cosa voleva dire chiudere gli spazi e controllare i tabelloni - leggete soprattutto San Antonio Spurs - ecco che la strada dei playoff veniva sbarrata senza possibilità di remissione. Amare Stoudemire non è mai stato "allenato" da D'Antoni a difendere, perché ci si continua a meravigliare che non lo faccia?
Insomma, a mio avviso a D'Antoni manca ancora qualcosa per essere davvero un grande coach: gli schemi offensivi sono oliati e magnifici da vedere quando ben eseguiti, ma nella sua metà campo e a livello di gestione psicologica di spogliatoio e situazioni extra-cestistiche è ancora deficitario. Non è assolutamente sua la maggiore colpa del crollo attuale dei Knicks, ma questo non vuol dire che non abbia le sue responsabilità, a mio avviso anche evidenti.

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