Io personalmente quella maglia no° 31 dei Pacers proprio non la reggevo. Reggie Miller non era un giocatore che si faceva amare fuori dallo stato dell'Indiana. Chiedere a Spike Lee, come dimostra il video che gli tributiamo. Metteva sempre la gambetta sul tiro da tre e molto spesso si portava a casa quel fallo che dava ai nervi a tutti. Però Miller giocava eccome, sempre e comunque, e la maggior parte delle volte se gli lasciavi mezzo centimetro ti feriva.
18 anni di carriera, dal 1987 al 2005, tutti spesi con la stessa maglia, come le bandiere fanno. Un fisico che più asciutto non si poteva.
Tre finali di conference perse tutte in gara7: nel 1994 contro i Knicks di Houston e Ewing, l'anno successivo contro i Magic di O'Neal e Hardaway, nel 1998 contro i Bulls di Jordan, Pippen e Rodman.
La tanto sospirata finale arriva nel 2000, ma di fronte ci sono i Lakers di Bryant e O'Neal, ancora senza titoli e assetati di vittoria come belve. La serie finisce 4-2 per Los Angeles, Miller gioca quasi da solo, aiutato solo a sprazzi dal talento alterno di Jalen Rose. E se Kobe non si inventa un finale di gara e supplementare leggendari in gara4, con Shaq uscito per falli e i Pacers che già annusano il 2-2, forse le cose sarebbero anche potute cambiare.
Chi non ha avuto il piacere amaro di veder giocare Reggie Miller, può osservare oggi Ray Allen al meglio e forse si farà un'idea di cosa era il 31: IL TIRATORE. La dinamica e la velocità d'esecuzione, fuse con una lucidità ed una tenuta mentale impressionnate, lo hanno reso una delle leggende del basket contemporaneo. Ancora oggi detiene il record di triple segnate nell'NBA, 2.560.
Questo e molto altro ancora è stato l'"odiato", inarrestabile Reggie Miller.
2 commenti:
Gran bel video! e grande reggie.. chi non amava il suo tiro?? certo, contro la propria squadra non faceva piacere vederlo all'azione, ma quanta classe......
Mi ricordo che vidi in diretta quella mitica gara7 di finale di conference contro i Bulls, dove Jordan e gli altri fecero una fatica memorabile per recuperare. Miller era un grande, c'è poco da fare.
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