E' arrivata la notizia della rescissione consensuale del contratto che legava Matteo Boniciolli alla Lottomatica Roma. Tra i nomi più accreditati per guidare la squadra almeno fino a fine stagione Saso Filipowski (36 anni, ex Olimpia Lubiana), a seguire Zare Markovski e poi Sergio Scariolo. E' circolato anche il nome di Valerio Bianchini, dopo Peterson a Milano un'altra opzione magari affascinante ma forse troppo retrò.
Difficile secondo me che un allenatore prestigioso come è Scariolo, nonostante il recente allontanamento dal Khimki, adesso voglia prendere in corsa una squadra che al momento non ha prospettive esaltanti in campionato, ed il cui obiettivo massimo al momento sembra quello di arrivare ai playoff (cosa non facilissima visto il rendimento dei ragazzi, non impossibile visto che anche le altre aspiranti alla post-season sono a dir poco ondivaghe).
Giusto lasciar andare Boniciolli? Per quanto le responsabilità secondo me dovrebbe prenderesele prima di tutto la squadra, in paritcolare giocatori totalmente al di sotto delle aspettative, rimane il fatto che Matteo non ha saputo trasmettere al team la giusta voglia, ma in molti casi soltanto nervosismi un po' esasperati. Anche a livello tattico Roma ha cambiato troppo spesso schemi, affidandosi a giocatori ogni volta diversi senza trovare un vero leader.
E pure la dirigenza le sue responsabilità ce le ha: facilissimo parlare col senno di poi, per carità, ma ad esempio non potevamo tenere quel Kennedy Winston visto domenica a Bologna? Un giocatore di carisma e soprattutto capace di salire in cattedra nei momenti importanti di un match, invece di squagliarsi man mano che la pressione sale (il riferimento a Smith e Washington non è casuale...). Altra questione: Boniciolli e la Lottomatica hanno veramente cercato di valorizzare il tanto strombazzato gruppo di italiani? A me rimane impresso il "caso" Vitali, non ho ancora capito quanto sia lui ad essere fiacco oppure quanto poco l'ex allenatore ha creduto in lui. Vedremo nelle prossime partite. Per la Lottomatica c'è davvero molto, moltissimo da lavorare.
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